MEDICINA - GUIDA MEDICA - MALATTIE DEL FEGATO E DEL PANCREASANGIOCOLITEÈ l'infiammazione delle vie biliari interne ed esterne al fegato. Si distinguono principalmente la forma catarrale e la forma suppurata. La catarrale, che in genere è connessa con una colica epatica, provoca febbre e ittero (colorazione giallastra, più o meno intensa, della pelle e delle mucose). La suppurata ha come sintomi febbre, ittero, forte alterazione dello stato generale, polso accelerato, eventualmente vomito e diarrea, dimagrimento rapido, ingrossamento doloroso del fegato. L'angiocolite suppurata è una malattia molto grave e può avere come complicazioni colecistite, ascessi epatici, oppure sfociare in una insufficienza epatica letale. La causa più frequente dell'angiocolite è l'arresto di deflusso della bile, provocato da un ostacolo alle vie biliari (generalmente uno o più calcoli), con inquinamento di germi come il colibacillo e l'enterococco. Una forma particolare dell'angiocolite è quella provocata dall'epatite virale.
ATROFIA GIALLA ACUTAÈ la necrosi (distruzione) del fegato che evolve in forma acuta o subacuta e in genere ha esito letale. I sintomi iniziali sono simili a quelli dell'epatite epidemica depressione dello stato generale, inappetenza, nausea, ittero, agitazione, confusione mentale, emorragie cutanee (porpora, ecchimosi) e delle gengive, epistassi, ematemesi, metrorragie, tremori, sudorazione, fegato poco ingrossato e dolente che diminuisce rapidamente di volume. L'atrofia gialla acuta del fegato è più frequente nelle donne di media età e sembra che la gravidanza sia un fattore che la favorisce. Sulle cause di questa gravissima malattia si hanno scarse conoscenze. Pare che nella maggior parte dei casi sia secondaria a una epatite virale che ha colpito un fegato già leso. In altri casi può essere secondaria a una malattia epatica cronica come cirrosi, calcolosi biliare, cancro del fegato; si osserva anche in varie intossicazioni, in particolare in quelle provocate da sostanze abortive.
CISTI IDATIDEA EPATICAÈ la formazione di una cavità nel fegato (di solito nel lobo destro) provocata dallo sviluppo della larva della tenia echinococco. I sintomi consistono in inappetenza, diarrea, epistassi, prurito, attacchi ricorrenti di orticaria localmente, se la cisti è rivolta verso l'addome, sensazione di pesantezza in corrispondenza del fegato che alla palpazione rivela un rigonfiamento rotondeggiante, liscio, regolare, indolore; se la cisti è rivolta verso il torace, tosse e anormalità alla percussione e all'auscultazione della parte destra inferiore del torace. Complicazioni della cisti idatidea epatica sono le infezioni (ascesso del fegato), la rottura (peritonite acuta, vomica, pleurite, angiocolite, ecc.), le compressioni (della vena porta, della vena cava, delle vie biliari, dell'intestino).
COLECISTITEÈ l'infiammazione, acuta o cronica, della cistifellea o colecisti. Nella forma acuta, e precisamente nella colecistite purulenta di media gravità, si hanno: dolore simile a quello di una colica epatica o che aumenta progressivamente in corrispondenza del fegato; febbre costante, più o meno elevata; di frequente, nausea e vomito; ittero, se un calcolo ostruisce la via biliare principale o se vi è anche angiocolite; contrattura dell'addome in corrispondenza del fegato. Fra le altre forme cliniche della colecistite acuta, vi è la catarrale, i cui sintomi sono limitati a qualche dolore, febbricola e discreta contrattura addominale. Generalmente, la malattia guarisce entro pochi giorni, ma le ricadute sono frequenti. Nella stragrande maggioranza dei casi, la colecistite, che colpisce particolarmente le donne fra i 40 e i 60 anni, si accompagna alla calcolosi biliare o del coledoco e a un certo grado di infiammazione delle vie biliari (angiocolecistite). Nella forma cronica, la colecistite presenta gli stessi sintomi della calcolosi biliare: disturbi dispeptici ai quali si alternano coliche epatiche suscitate spesso da eccessi alimentari. La colecistite cronica è frequente nella calcolosi biliare e può essere secondaria a una colecistite acuta.
CALCOLOSI BILIARELa calcolosi (o litiasi) biliare è la formazione di calcoli (concrezioni formate da sostanze organiche o inorganiche) nella cistifellea. La calcolosi (o litiasi) del coledoco è la formazione di calcoli nel condotto biliare detto coledoco. Sintomo frequente di calcolosi biliare è la colica epatica, spesso scatenata da alcuni alimenti (grassi, uova, cioccolato) e il cui dolore, localizzato sul lato destro superiore dell'addome o verso lo stomaco, è continuo, con parossismi che talora lo rendono intollerabile e con fitte verso il dorso o verso le costole. Sovente la colica epatica è accompagnata da nausea, vomito, respirazione difficile, leggera febbre, tachicardia, ittero lieve. In altri casi la colica conclamata è assente, ma si hanno piccole crisi dolorose che durano in media 2-3 giorni e si ripetono a intervalli di settimane o di mesi, soprattutto in concomitanza di pasti eccessivi o ricchi di alcuni alimenti come grassi, uova, cioccolato. Nei periodi in cui i dolori sono assenti, lo stato generale del malato può essere l'unico indizio di calcolosi biliare: si tratta di disturbi pseudo-ulcerosi (bruciore di stomaco, senso di peso e di gonfiore dopo i pasti, nausea) che si distinguono da quelli dell'ulcera perché si irradiano intorno all'addome o verso la spalla destra e spesso sono provocati dall'ingestione di alimenti grassi. Altri sintomi di calcolosi biliare sono dolori colitici, stitichezza, diarrea. Talvolta la calcolosi biliare resta asintomatica. È raro che i calcoli vengano eliminati per le vie naturali e che la calcolosi scompaia completamente. Di regola essa è accompagnata da colecistite cronica ed evolve con disturbi dispeptici alternati da coliche epatiche che spesso sono scatenate da eccessi alimentari. La calcolosi biliare può provocare complicazioni acute (colecistite acuta, semplice o purulenta, angiocolite, pancreatite acuta, trombosi della vena porta) e complicazioni croniche (calcolosi del coledoco, atrofia della cistifellea, infiammazione degli organi vicini alla cistifellea, arresto di un calcolo nel dotto cistico, cirrosi biliare, pancreatite cronica, fistola biliare e ileobiliare, degenerazione cancerosa delle vie biliari). La calcolosi biliare, rara prima dei 15-20 anni, successivamente diventa frequente, in particolare nella donna che ha avuto una o più gravidanze. Le conoscenze sulle cause della malattia sono scarse: si parla di infezione biliare, di una eccessiva concentrazione della bile o di un riflusso di succo pancreatico nelle vie biliari, di anormale concentrazione della bile per stasi nella cistifellea, ecc. Fattori che favoriscono la calcolosi biliare sono la gravidanza, le malattie emolitiche, l'epatite virale, l'obesità. La calcolosi del coledoco, a sua volta, presenta forme itteriche e senza ittero. Nelle forme itteriche i sintomi sono: colica epatica simile a quella suscitata dalla calcolosi biliare; febbre che in genere si manifesta qualche ora dopo la colica e può raggiungere i 39°; ittero che compare abitualmente il giorno dopo e aumenta nei giorni successivi, mentre le feci diventano pallide e le urine scure. Il fegato è ingrossato e dolente alla palpazione. Esistono anche forme non così tipiche, nelle quali l'ittero è intermittente e di intensità variabile; oppure si ha un'angiocolite acuta e grave, complicata da lesione renale, e i cui sintomi sono ittero intenso, febbre, brividi, albuminuria, uremia, urine scarse. Nelle forme senza ittero, la calcolosi del coledoco si manifesta soltanto con coliche epatiche indistinguibili da quelle provocate dalla calcolosi biliare; oppure si riduce ad accessi di febbre senza altri sintomi. Di regola, i calcoli del coledoco, come quelli della cistifellea, non vengono eliminati per le vie naturali e possono provocare gravi complicazioni infiammatorie come angiocolite e colecistite. Circa un quarto dei casi di calcolosi del coledoco rappresenta una complicazione di quella biliare. I fattori che favoriscono la calcolosi del coledoco non differiscono da quelli della calcolosi biliare. Nella composizione dei calcoli biliari e del coledoco si riscontra la presenza di colesterolo (di solito un calcolo unico, che può ricoprirsi di carbonato di calcio) e biluribinato di calcio (specialmente in connessione con malattie emolitiche) spesso misti in calcoli multipli.
CIRROSI EPATICHESono diverse le malattie del fegato, provocate da varie cause, ma che hanno tutte come carattere comune una proliferazione anormale di tessuto connettivo nel fegato e nella vie biliari. La più importante è la cirrosi atrofica o cirrosi alcoolica (cirrosi di Laënnec) in cui il fegato dapprima si sovraccarica di grasso, poi si indurisce e diminuisce di volume. La malattia evolve in due stadi principali. Nel primo stadio, i sintomi mancano per lungo tempo, poi cominciano a manifestarsi depressione dello stato generale, dimagramento spiccato, disturbi dispeptici con alternative di stitichezza e di diarrea, senso di peso in corrispondenza del fegato, emorragie gengivali e nasali, emorroidi, caduta dei peli ascellari, angiomi (anormali formazioni di vasi sanguigni) a forma di stella sul tronco, sulle spalle, sulle braccia, sulla nuca o sul viso, fegato ingrossato e non dolente alla palpazione, edema alle caviglie. Nel secondo stadio il sintomo principale è l'ascite (ossia una raccolta di liquido nella cavità peritoneale) di abbondanza variabile e accompagnata generalmente da edemi alle gambe; altri sintomi sono ittero, insufficienza cardiaca e perturbamento profondo di tutte le funzioni dell'organismo. La cirrosi atrofica evolve per crisi con aumento dell'ascite, degli edemi e delle emorragie, con ittero grave che annuncia l'atrofia gialla acuta del fegato, con complicazioni come trombosi della vena porta, cancro del fegato, infezioni intercorrenti. Se la malattia non viene curata all'inizio, nella metà dei casi ha esito letale entro i due anni. Più frequente nell'uomo che nella donna e fra i 40-60 anni, la cirrosi atrofica ha la sua causa essenziale nell'alcoolismo cronico combinato con la carenza alimentare che lo accompagna. La malattia può essere originata anche da sola carenza alimentare (soprattutto di proteine), alcune intossicazioni e da certi stati tossi-infettivi come la tubercolosi e l'eclampsia.Schema: gli effetti dell'alcool sul fegato
DISCINESIE BILIARISi tratta di disturbi funzionali delle vie biliari in assenza di calcoli, di ritenzione biliare o di infiammazioni. Sintomo essenziale sono le coliche epatiche accompagnate talvolta da leggera febbre. La diagnosi è spesso difficile anche perché spesso le coliche e la febbre mancano e i sintomi sono limitati a modesti disturbi dispeptici (senso di peso e di gonfiore allo stomaco, ecc.) che rientrano nel quadro della cosiddetta «piccola insufficienza epatica b». I disturbi sono originati di solito da una mancanza di coordinamento funzionale fra la cistifellea e lo sfintere di Oddi, cioè l'anello muscolare da cui fluisce la bile.
EPATITE TOSSICAÈ una condizione patologica del fegato provocata da sostanze che lo intossicano e che, a seconda della loro azione, determinano quadri clinici diversi: atrofia gialla acuta o subacuta, cirrosi tossica, sintomi simili a quelli dell'epatite virale, cirrosi atrofica. Fra le principali sostanze responsabili dell'epatite tossica si annoverano frutti di mare, funghi velenosi, veleni di serpenti, alcool, cloroformio, apiolo (abortivo), antimonio, arsenico, fosforo, sali d'oro, piombo.
PANCREATITEÈ l'infiammazione, acuta o cronica, del pancreas. Nella forma acuta, si manifestano: dolore improvviso e molto forte in corrispondenza dello stomaco, che può essere continuo o intermittente e che si irradia spesso al dorso, nausea, vomito, febbre intorno ai 38° e stato di shock. In corrispondenza della parte dolente i muscoli sono tesi e l'addome è spesso rigonfio. La pancreatite acuta colpisce soprattutto gli uomini fra i 40-60 anni. Non se ne conosce la causa, ma si è notato che la malattia può essere favorita dall'alcoolismo cronico, dall'ulcera duodenale e dalla calcolosi biliare. Nella forma cronica, la pancreatite presenta i seguenti sintomi: depressione dello stato generale, forte dimagramento, crisi dolorose in corrispondenza dello stomaco o verso la sinistra dell'addome, inappetenza, digestione lenta, nausea, vomito, diarrea. In molti casi la pancreatite cronica è asintomatica e priva di serie conseguenze patologiche. La pancreatite cronica evolve con una successione di episodi acuti che possono provare l'insufficienza pancreatica e, nei casi più gravi, giunge alla distruzione del pancreas. Anche se i sintomi scompaiono, la guarigione è rara. Spesso la pancreatite cronica è asintomatica e priva di serie conseguenze patologiche. È una malattia che si osserva con maggiore frequenza nell'uomo fra i 50-60 anni. Può avere varie cause: ricadute di pancreatite acuta, alcoolismo calcolosi biliare, malattie della cistifellea, ulcera gastro-duodenale.
STEATOSI EPATICAÈ un anormale accumulo di grasso nel fegato che non presenta sintomi di rilievo o soltanto lievi disturbi dispeptici. Alla palpazione, il fegato risulta ingrossato e liscio, ma non dolente. La steatosi provoca scarse alterazioni della funzionalità epatica. In altri casi, i sintomi sono mascherati da quelli della malattia causale: obesità, alcoolismo associato a carenza alimentare (soprattutto di proteine), diabete, tubercolosi, sostanze epato-tossiche, anemie. Se si ricorre alle prove di funzionalità epatica, si riscontra spesso che le alterazioni sono minime; oppure, in taluni casi, alterazioni del fegato non risultano diverse da quelle della cirrosi epatica vera e propria. La steatosi del fegato può persistere inalterata per mesi e anni, o regredire del tutto se ne viene eliminata la causa, oppure evolvere bruscamente in cirrosi atrofica. Esiste inoltre, ma è piuttosto rara, una forma di steatosi epatica acuta maligna, detta anche cirrosi grassa.
|
![]() |
Copyright (c) 2002 - 02 Giu. 2025 3:15:58 am trapaninfo.it home |
![]() |
Ultima modifica : 07/07/2020 19:02:33